Milano Nord, Il Bersagliere e le Coree

Milano Nord, Il Bersagliere e le Coree

Buongiorno Folkriders,

si dice spesso che, per misurare l’orgoglio ed il senso di appartenenza di una città, sia necessario partire dallo stato di salute del suo tessuto industriale. Pensiamo a realtà come Terni e Ivrea. Come Pittsburgh o Youngstown in America. Come Wolfsburg in Germania o Manchester in Inghilterra.  Luoghi dove il lavoro è la carta e l’inchiostro sui quali vengono stampati i documenti di identità dei cittadini. Dove è il lavoro a tenere salda la comunità, a conferirle un posto sulla mappa, ad insegnarle a sventolare la propria bandiera. Di certo a prezzo di grandi sacrifici. Di vite spese in ambienti duri, logoranti, poco abituati ai colori.

Ecco perché, per questa nostra nuova avventura, abbiamo scelto la GR116T LASER WAVE. Volevamo portare la nostra tavolozza sulle strade di un mondo forse oggi dimenticato, ma insospettabilmente capace di mettere, nello stesso piatto, ingredienti assai lontani tra loro, come a voler unire attraverso le generazioni, piccoli e grandi eroi accomunati dalla fatica e dalla dedizione.  Abbiamo voluto omaggiare la Milano settentrionale di un tempo, quella che, nel suo continuo oscillare tra la Brianza ed il glamour del Centro, non era solo un polmone produttivo, ma anche un mondo composito, uno spazio vitale capace di attrarre maestranze da tutta Italia ed ospitare eccellenze industriali di rilevanza nazionale.

Parlavamo, lo ricorderete, di sacrifici, di asprezze urbane e di certo anche sociali. Abbiamo disegnato il nostro Giro con l’intento di tenerne vivo il ricordo, di evidenziare le contraddizioni tipiche di quell’epoca storica, così vicina nel tempo; eppure, così lontana dall’iconografia della Milano odierna. E siamo stati ricompensati, trovando sulla strada anche più di ciò che cercavamo.

Siamo partiti dall’area Portello, che oggi è un polo comprensivo di centro commerciale e parco situato a pochi passi dalla modernità di City Life, ma che una volta – è stato operativo fino al 1986 - ospitava il complesso costruttivo dell’Alfa Romeo. Lì dove in passato sorgeva il cancello d’ingresso del grande comprensorio, la GR116T LASER WAVE ha tenuto a battesimo questa cavalcata di metà ottobre, illuminando la foschia mattutina ed il ricordo delle lunghe file di lavoratori che quel cancello lo oltrepassavano ogni giorno.  Dal ricordo, in questa zona della città, è però molto semplice passare al tangibile: a poche centinaia di metri, dopo aver brevemente percorso viale Serra e tagliato verso sinistra prima di immettersi sulla Circonvallazione, si entra in Bovisa.  E l’aria si impregna subito, come può accadere solo dove la campagna fa posto all’industria, e dove l’industria scompare per far posto al futuro. 

Un ciclo che in questo quartiere ha visto il suo sviluppo classico, coniugando enormi distese un tempo agricole e grandi installazioni. Ed allora basta, con un piccolo sforzo di immaginazione, visualizzare i grandi camion in uscita dagli stabilimenti, le canne fumarie e le ciminiere in costante movimento, la durezza dell’acciaio e la delicatezza delle cristallerie, il gas che avvolge le lamiere, l’odore di zolfo pungente che trasforma il quartiere-cascina in una città nelle cui vene scorrevano rame e carbone. 

Siamo in una Milano di stimmate operaie. Siamo nella Milano delle Coree.

Proprio così, sembra incredibile, sul nostro tracciato tra Portello e Parco Nord, tra aree verdi e moderne, chiudiamo di nuovo gli occhi e cerchiamo quelle abitazioni di fortuna, quasi senza servizi primari, nelle quali confluivano tanti lavoratori, soprattutto dal Sud Italia, in cerca di nuove opportunità di impiego nelle grandi industrie. Quegli insediamenti – precari ed autocostruiti -  prendevano il loro nome appunto dalla Guerra di Corea, combattuta nel medesimo periodo in cui questo particolare fenomeno immobiliare, urbano e soprattutto sociale vide la sua crescita esponenziale.  Si chiamavano Coree anche perché ricordavano, architettonicamente parlando, proprio le case tipiche dei quartieri popolari delle città coreane. 

Solo che, nelle Coree milanesi, non si parlava una lingua asiatica. Napoletano, Calabrese, Siciliano, Pugliese, ma anche Veneto e Lombardo; in quei quartieri era la mescolanza di dialetti e provenienze geografiche ad incidere la traccia fondamentale della storia industriale di Milano Nord. E sulle strade di quella che oggi forse più di allora è rimasta una terra di transito, sempre indecisa tra passato e futuro, tocchiamo con mano il senso di (ri)scoperta di un’epoca vera e propria. Non per niente, in questi casi, si parla di archeologia industriale. E noi, come esploratori urbani sempre in caccia di storie, dopo esserci lasciati alle spalle il fantasma della vecchia Bovisa corriamo verso la prossima gemma.

Superato Parco Nord, lasciata alle spalle Bresso, una ulteriore deviazione di pochi chilometri verso sinistra, obiettivo Cinisello Balsamo: cerchiamo il monumento al Campione Bersagliere.  Perché la Milano Nord di cui parliamo oggi, operosa ed avvezza alla fatica, oltre ad aver dato i natali a grandi marche di biciclette storiche,  ha prodotto anche fior di corridori. Carlo Oriani, che a Balsamo era nato nel 1888, ne è stato uno dei massimi rappresentanti.

Lo chiamavano El Pucia, perché, secondo una espressione visceralmente milanese, era solito “fare la scarpetta” con il pane, per tirare su tutto il sugo nei piatti e non avanzare nulla, dopo mangiato. Memoria di una infanzia di fame, che non gli ha impedito tuttavia di diventare professionista, di vincere il Giro D’Italia del 1913, di duellare con i più forti dell’epoca. Poi arrivò la Grande Guerra, ad interromperne la parabola agonistica e la vita: arruolato Bersagliere, contrasse una polmonite letale dopo essersi tuffato nel Tagliamento per salvare un commilitone durante la rotta di Caporetto, e spirò poche settimane più tardi a Caserta, dove era stato portato nell’estremo tentativo di curarlo anche grazie ad un clima più favorevole e salubre.

A Cinisello – ma quando Oriani vi nacque ancora si chiamava appunto solo Balsamo – non è immediato trovare il monumento che lo ricorda. E’ collocato in una piccola porzione di parco compresa tra due piste ciclabili, racchiuso tra via Ariosto e Via Monte Ortigara. Qualche passo nell’erba di media altezza per rendere omaggio alla statua del Bersagliere ed al rilievo del Pucia che , ne siamo sicuri, ricambia felice la cortesia. Sono gli eroi della bicicletta come lui, sempre in bilico nelle pieghe della storia, a fornirci continua ispirazione e passione. E a farci ripartire verso una nuova tappa.

Una tappa peraltro imprescindibile, forse quella più iconica: Sesto San Giovanni. Vicina a tutto, eppure unica e ben distinta. Né Monza né Milano, né paese né città; eppure, un po’ di entrambi. Dal monumento al Bersagliere, passando dinanzi al suggestivo Duomo di Cinisello, ci infiliamo per strade strette e dopo pochi minuti Sesto già compare. “Medaglia d’oro della Resistenza” citano i cartelli all’ingresso in città, dove, lo si capisce immediatamente, non c’è posto per fronzoli e lustrini. La Sesto di oggi, infatti, pur non rinunciando alla modernità di locali commerciali e ritrovi serali, ha un DNA industriale inscalfibile. Già in lontananza, arrivando da Nord ovest, cominciano a scorgersi gli scheletri delle grandi costruzioni dell’Area Falck, ed in particolare quello che un tempo era noto come Comparto Unione, un sito arrivato a sfiorare il milione di metri quadrati nel suo momento di massimo splendore. Viale Italia taglia in due questa area immensa lasciandosi ai lati ora il capannone Bramme ora la Torre piezometrica, per non citare poi l’ex villaggio operaio che ricorda le più tipiche villette a schiera delle città industriali britanniche. Come se Birmingham e Sesto fossero unite da un filo d’acciaio inossidabile, in ricordo dell’età dell’oro della siderurgia. Ciò che impressiona oltremodo è il contrasto tra gli enormi spazi aperti – ora non pienamente utilizzati, ma un tempo necessari allo sviluppo industriale- e la densità di traffico, palazzi e persone che aumenta proporzionalmente man mano che la GR 116 T LASER WAVE fa rotta verso Milano.

È infatti alle porte della metropoli che il riferimento dinastico cambia, passando dai Falck ai Breda, altro nome storico dell’industria pesante italiana. Il vecchio complesso omonimo, che oggi è utilizzato come area eventi e concerti, è a pochi passi dallo stadio – sempre intitolato al fondatore Ernesto Breda- che ospita la Pro – Sesto, principale società calcistica cittadina, quasi a voler creare un polo compatto nel nome di una azienda che molto si distinse in passato nella produzione meccanica nazionale.  In quello che oggi è noto come Parco Archeologico Industriale ex Breda si possono ritrovare alcune di quelle eccellenze, tra cui la Locomotiva FS 830 ed il Carro Lingottiera, oltre al mastodontico Carroponte, un tempo indispensabile per la movimentazione dei colli e dei semilavorati.  Tutto questo abbiamo potuto osservarlo spingendo la GR 116 T LASER WAVE sulla pista ciclabile intitolata a Luigi Malabrocca, la storica Maglia Nera del Giro d’Italia, uno dei non pochi sentieri ciclabili sorti negli ultimi anni qui a Sesto.  A conti fatti, è l’ultima pista che percorriamo prima di ritornare in Milano, area Greco ex Pirelli, ora sostituita dal comprensorio dell’Università Bicocca e del centro commerciale, laddove il fischio dei treni merci si addensava subito di fuliggine e nerofumo, ma non solo. Tracce di cinema neo-realista e luoghi addirittura contemplati dall’epica manzoniana – si dice che in via Carlo Conti dimorò Renzo prima di giungere in una Milano dilaniata dalla peste – sono l’ultima cornice in cui riguadagniamo i punti di riferimento più familiari. Ed il pulsare frenetico della metropoli ci accoglie a braccia aperte.

Il Giro termina qui, proprio dietro la Stazione Centrale di Milano. Proprio all’inizio di via Cristoforo Gluck. E se pensate, cari Folkriders, che la scelta non sia stata casuale, lo ammettiamo noi stessi con piacere: non c’è via più iconica per salutare come si conviene una Milano che fu.

 

La traccia:  https://www.komoot.com/it-it/tour/2629492828?share_token=aQ1JE4f1o7iwdZ4p6iOw6As8OcMLuur5JleWsMwAPY3Fif8QDA&ref=wtd

Torna al blog