El Sindic(h) de Precott

El Sindic(h) de Precott

Buongiorno Folkriders,

se avete familiarità con la zona Nord/Est di Milano, quella che per intenderci sembra sempre scappare verso la Brianza da Piazzale Loreto, sarete di sicuro a conoscenza di una vecchia formula di ritrovo per tutti i notturni, ciclisti ma non solo, della zona: “alle otto a Precotto!”. Escludendo la facile rima, vien quasi automatico pensarla come una specie di mantra, quasi a sancire l’inizio di ogni avventura possibile, sia verso il centro città sia verso il confine della metropoli. Terra di mezzo, diciamo. Terra che ha vissuto prima la campagna, poi l’industrializzazione con le conseguenti migrazioni di lavoratori da altre parti di Italia, terra che oggi ospita culture differenti, che vede una città cambiare continuamente colori, sapori, odori. Terra che sa di una vecchia Milano, pur abbracciando con disinvoltura quella nuova.

Fino all’inizio degli anni Venti del Novecento, Precotto era ancora una municipalità indipendente, prima di essere inglobata in una Milano che si espandeva senza interruzione. Cento anni sono trascorsi da allora, ma nonostante oggi la sua appartenenza cittadina sia anche ulteriormente nobilitata dalla presenza di una fermata della Metro Rossa – chi è di Milano può solo conoscerla così - Precotto porta su di sé ancora l’impronta di una borgata quasi rurale, costellata di strade strette,  abitazioni compatte, quasi a schiera, viuzze dispettose nelle quali vien voglia di smarrirsi.

Magari in bicicletta. Magari sulla scia di qualche birbante locale, di qualche pittoresco personaggio che solo da un villaggio d’altra epoca può uscire.

E noi ovviamente ci abbiamo provato. Ci siamo ricordati di quel furbone protagonista della canzone popolare, El sindic(h) de Precott.  Una macchietta combinaguai che dal suo piccolo contesto va in città a far danni.  Lo abbiamo seguito proprio attraverso le strofe della canzone. Partendo dalla già citata fermata della metropolitana.

Un primo giro tra le pieghe del quartiere. È domenica mattina. Facciamo finta di immedesimarci nel sindaco, che passa tra i bar/osterie con il suo sorriso da “dritto” del rione. Immaginiamo i suoi compaesani che lo salutano, forse trattenendo qualche risatina di scherno un po’ perfida. Precotto si sta svegliando, oggi forse ben più veloce e dinamica di allora, ma è un’alba sempre molto lenta, quella domenicale.

Oggi abbiamo scelto la GR 116 TWANG JET per fare questo giro. Anche lei, forse proprio come il sindaco, scalpita, si infila nervosa tra i vicoli e le strettoie, sembra quasi rifiutare il rettifilo di Viale Monza in favore di pertugi più oscuri, traverse, sensi unici. Saltella sorniona, scattosa verso il cuore pulsante della città, animata da monelle intenzioni, anche un po’ in linea con la sua attitudine da ribelle rock!

Dopo essere partiti dalla fermata della metropolitana ed esserci smarriti nelle traverse della vecchia Precotto, ci siamo ritrovati in mezzo al triangolo Gorla – Crescenzago – Cimiano. Questa è zona caratterizzata dal naviglio Martesana, e l’atmosfera è sempre sospesa tra la calma di un villaggio quasi fluviale e la frenesia di una città che tende a implodere verso il suo centro. Siamo su una tipica direttrice della Metro Verde – sempre per usare il riferimento principe dei milanesi – e puntiamo con decisione Piazzale Loreto e la stazione Centrale. Il nostro sindaco, ovviamente, cento anni orsono non poteva immaginare quali significati e quali importanze, storiche, urbanistiche, ma anche moderne avrebbero acquisito questi luoghi.  Ormai uscito dal rione, è pronto ad accaparrarsi il suo bottino in giro per la città.  Ma dove precisamente?

Ecco venirci in aiuto le strofe della canzone popolare, che citano, nell’ordine, porta Magenta, porta Vigentina e Corso Vercelli, in una traiettoria forse poco ortodossa, quasi caotica, perfettamente in linea con l’indole del nostro protagonista. Guai a dimenticare che la linearità non è virtù dei birbanti!

Porta Magenta era una delle sei porte principali di Milano, demolita nel 1897, posta al centro di quello che è oggi Piazzale Baracca, a collegamento diretto del Corso che porta il medesimo nome e Corso Vercelli.  Arrivati in zona Porta Garibaldi, che oggi è una delle più moderne della città, eravamo già tentati di prendere una scorciatoia dentro Parco Sempione raggiungendo rapidamente quello che è il principio della zona Ovest di Milano, quella certamente in grado di mostrare le proprie eccellenze commerciali ed abitative, tra la modernità di CityLife e l’immortalità artistica del Cenacolo Vinciano.

Seguendo il sindaco attraverso la cronaca musicata delle sue peripezie, abbiamo immaginato che, in rapida e tragicomica sequenza, avesse ricevuto un bel carico di scappellotti per un sorso di brenta di troppo ( a Porta Magenta) e altrettanta dose di scoppole per aver mangiato altrui piselli ( in Corso Vercelli), proprio come narra la canzone.  La combinazione perfetta per tornare al rione ed incontrare le sonore risate dei compaesani!

Ma vi avevamo parlato di qualcosa di non lineare, qualcosa che anche noi ci stavamo dimenticando. Altro che scorciatoia per Parco Sempione! Mancava un tassello. Una virata verso il centro sud-est, si, quello delle porte di Milano ancora esistenti e famose. Porta Ticinese e Porta Romana.  Solo che noi cercavamo quella che fu Porta Vigentina. Dove, il sindaco, sempre a detta della canzone, avrebbe rubato una gallina. Vi lasciamo immaginare con quali conseguenze!

Porta Vigentina, proprio come Porta Magenta, ora non esiste più, inghiottita dal tempo e dai cambiamenti. Anch’essa incorporata nei bastioni spagnoli, e sede dei caselli daziari che si aprivano appunto verso il Vigentino, era una delle quattro porte succursali di Milano, sorella minore della ben più famosa ed ancora imponente Porta Romana. Per arrivarci, avremmo potuto seguire il percorso della Metro Gialla, verso Missori e Crocetta, dove appunto la porta sorgeva.

Ma arrivati in Via Torino e spinti anche dalla GR 116 T TWANG JET, che ci insegna sempre a non rassegnarci alle traiettorie più semplici, abbiamo deciso di replicare quanto fatto qualche ora prima a Precotto. Non percorrendo le arterie principali, ma abbandonandosi ad una panoramica più ampia. Nel nostro caso,  scendendo verso le Colonne di San Lorenzo e piazza Vetra, incrociando Corso Italia verso il giardino Oriana Fallaci, accarezzando Crocetta per poi riguadagnare viale Beatrice D’Este.

Insomma, ci immettiamo sulla La Circonvallazione, con la C maiuscola,  terminando la nostra deviazione, completata la quale viene il momento di scatenare la GR116T TWANG JET sulle ampie strade della cerchia interna, e reindirizzarci verso Corso Vercelli, per completare idealmente il giro del nostro sindaco furfante.

Ascoltando ancora una volta il ritornello, che inneggia alle piccole grandi novità di quella Milano, di quel tempo ( la macchina taglia salame, ad esempio), e facendoci portatori di uno spirito se volete più ingenuo, meno lineare, meno stressato, ma più genuinamente entusiasta.
In questo, per questo, abbiamo voluto seguire il nostro sindaco. Malefatte a parte, si intende.

Se quella canzone avrete voglia di ascoltarla, Folkriders, forse lo farete con un sorriso in più. E se riuscirete a figurarvi il sindaco come abbiamo fatto noi, descritto – non senza una ironia tutta milanese- come “bello, buono, sano come il corallo”, vi verrà voglia magari di mettervi sulle sue tracce, tagliando in due la città con aria sorniona e con leggerezza di spirito. Iniziando da lì, alle otto, alla fermata Precotto..

 

Il link alla traccia https://www.komoot.com/it-it/tour/2559183082

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